Ernesto Botto - "Gamba di Ferro"

04.07.2013 16:16

Douglas Bader non è stato l'unico pilota senza gambe. Noi italiani non siamo da meno e anche noi abbiamo un aviatore che continuò a volare dopo aver subito un'amputazione. Si chiamava Ernesto Botto e nacque a Torino l'8 novembre 1907. Entrò nella Regia Aeronautica nel 1929, frequentando il corso "Grifo" dell'Accademia Aeronautica. Nel 1932 conseguì il brevetto di pilota d'aeroplano e l'anno dopo fu nominato Sottotenente pilota.

Allo scoppio della Guerra civile spagnola entrò a far parte dell'"Aviazione Legionaria" che accompagnava il "Corpo Truppe Volontari" mandato da Mussolini a sostenere Francisco Franco. Qui, nel 1937, comandò la 32ª Squadriglia caccia del 4° Stormo (quello del "Cavallino Rampante"). Il 12 ottobre 1937 la sua squadriglia decollò insieme alla 31ª Squadriglia caccia del capitano Luigi Borgogno e durante uno scontro a Fuentes de Ebro si "sparò" frontalmente con un caccia nemico: un proiettile da 20 mm entrò nell'abitacolo e lo colpì alla gamba destra, fracassandola. Sanguinante e in preda al dolore, riuscì comunque a riportare l'aereo alla base (era l'unico posto dove avrebbe potuto ricevere assistenza medica), venendo poi ricoverato all'ospedale di Saragozza, dove però fu necessario amputargli parte della gamba destra, sostituita poi con un arto artificiale. Recatosi in visita con le stampelle al suo reparto, rimase commosso dal notare che tutti gli aerei erano stati decorati con il simbolo di una "gamba di ferro" in suo onore e da allora questo fu il suo soprannome.

Al rientro in Italia ricevette, in una solenne cerimonia all'Altare della Patria, la Medaglia d'Oro al Valor Militare: una delle poche nel suo genere assegnate non "alla Memoria", ma a un vivente. Botto era ormai una bandiera: forse fu proprio il suo status di "celebrità" a permettergli di ricominciare l'addestramento al volo. Grazie alla sua esperienza e testardaggine, e alla maestria dell'istruttore (il Tenente Pezzè), nel 1939 fu riassegnato al 4° Stormo come comandante della 73° Squadriglia. Promosso Capitano, nel 1940 incappò in Libia un incidente stradale in cui subì ferite che lo resero inadatto al volo, questa volta in modo definitivo.

A sinistra uno dei Cr.32 impiegati dall'Aviazione Legionaria. A destra il famoso emblema della "Gamba di ferro".

 

Nel 1941 venne promosso tenente colonnello e nel 1943 comandante della Scuola caccia di Udine, poi a Gorizia. Gli vengono generalmente attribuite cinque vittorie durante la guerra civile spagnola e tre durante la seconda guerra mondiale, che lo rendono quindi un asso dell'aviazione.

L'8 settembre del 1943 fu sorpreso dalla notizia dell'armistizio e si recò a Roma per discutere assieme al generale di brigata aerea Arrigo Tessari, al colonnello Tito Falconi e a vari altri ufficiali le modalità di costituzione di una forza aerea da affiancare alla Luftwaffe tedesca per difendere le città italiane dai bombardamenti alleati. Nominato Sottosegretario all'Aviazione repubblicana da Mussolini, grazie a un proclama radiofonico riuscì a raccogliere intorno a sé molti piloti e specialisti che si erano sbandati (la Regia Aeronautica si era sciolta) e che vedevano in lui un punto di riferimento.

Con questi uomini, e con gli aerei che era riuscito a farsi restituire dai tedeschi, Botto diede un impulso determinante alla nascita dell'Aeronautica Nazionalre Repubblicana, il cui compito principale era di difendere i cieli del Nord Italia. In pratica erano quasi solo caccia: fatta eccezione per i reparti di Aerosiluranti (destinati ad attaccare le navi) si scelse di non fare uso di bombardieri per non mettere ulteriormente alla prova la popolazione italiana, già sfiancata dalle incursioni aeree nemiche.

Botto non era ben visto dai fascisti duri e puri (che lo accusavano di non essere abbastanza fervente) e dai tedeschi, a cui avrebbe fatto comodo incorporare del tutto l'Aeronautica Repubblicana nella Luftwaffe. Per questo fu sostituito nel marzo 1944 con il Generale Arrigo Tessari.

Da quel momento abbandonò la carriera militare (con il grado di Tenente Colonnello) e si ritirò a Torino. Grazie ai suoi trascorsi non fu molestato nella parte restante della guerra o dopo il 25 aprile, benché avesse ricoperto incarichi al vertice nella RSI. Morì nel 1984.

 

Non si vuole discutere in questa sede le motivazioni che portarono Botto a partecipare alla Guerra di Spagna e ad aderire alla Repubblica di Salò. Ma di certo egli è un ulteriore esempio di come la passione e la tenacia possano aiutare a superare anche gli "incidenti di percorso" più gravi.